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Intervista al dottor Michele Giannattasio

Quanti sono in Italia i pazienti con Insufficienza renale cronica (IRC) che può portare alla dialisi?

Il numero di pazienti con IRC è in rapida espansione per l’aumento della vita media della popolazione generale. Il fenomeno é di dimensioni tali da costituire un problema maggiore di salute pubblica, definibile una vera e propria epidemia. La sindrome metabolica, caratterizzata da ipertensione arteriosa, diabete mellito, dislipiidemia ed obesità, rappresenta il principale fattore  di questa epidemia.

 

Le malattie renali quali sintomi comportano?

Molto spesso le malattie renali sono senza sintomi o con pochi e sfumati sintomi che spesso possono essere trascurati. E’ quindi importante la prevenzione attraverso una diagnosi precoce delle nefropatie guaribili o curando quelle croniche, non guaribili, per rallentare il più possibile la progressione verso la dialisi

Per la prevenzione dell’insufficienza renale  é indispensabile mettere in campo vaste politiche di screening  e trattamento precoce dei fattori  di rischio. I risultati degli studi  di prevenzione indicano  che l’efficacia  degli interventi  é ridotta  se messa in campo nella fase più avanzata della IRC. Per questo gli interventi di prevenzione devono essere precoci.

 

Come è possibile rallentare il più possibile la progressione delle nefropatie croniche, non guaribili ma curabili, per evitare la dialisi

Controllando meglio tutti i fattori di rischio tradizionali e specifici della IRC.. Tra questi, il controllo ottimale della pressione arteriosa, della dislipidemia, del peso corporeo e del controllo glicemico, dell’anemia, etc mediante l’utilizzo di approcci polifarmacologici.

Il problema dei fattori di rischio multipli ha implicazioni non solo per l’apparato cardiovascolare ma anche per il rene. Infatti negli individui senza fattori di rischio tradizionali l’insufficienza renale é molto rara, meno dell’1%, mentre la frequenza di questa malattia cresce in misura molto spiccata raggiungendo la frequenza del 9% nei soggetti che hanno 5 fattori di rischio.